Atacama Crossing 2008

Anche in questa edizione ci sono due partenze, una fissata per le 7.30 per i concorrenti più lenti e una per le 8.30 ma a causa del vento del giorno prima le bandierine segna percorso sono state rimosse e tutto il percorso deve essere ricontrollato.

La partenza La partenza La mia partenza è per le 9.30, attraverso il lago salato dalla superficie comunque levigata, ma subito dopo riecco il “salar”, solito crostone di sale che alla fine distruggerà le mie scarpe.
Sprofondando ad ogni passo le pareti delle scarpe sfregano continuamente con la crosta salata causando una continua abrasione. Tengo un ritmo intorno ai 7/8 km all’ora che mi fa prevedere la fine intorno alle 10-11 ore, la strada è lunga

La mia bevanda energetica comincia a diventare insopportabile, della serie fa veramente schifo ma è indispensabile per continuare a correre senza sentire la fame e soprattutto per mantenere le riserve di zuccheri intatte.

Raggiungo Simone al 1° CP seduto che mangia qualche cosa, lui ha un’ora in più di cammino, poi raggiungo anche Italo al 2° CP e anche lui sta mangiando, io continuo con la mia bevanda, fa schifo al gusto, ma mi nutre e quindi mi sforzo a continuare a berla.
Sono solo, nessuno davanti, nessuno dietro: è la situazione perfetta, attraverso distese infinite di un terreno vulcanico, improvvisamente mi trovo di fronte una duna altissima che devo salire per passere una montagna.

Sono già sei ore che corro ma mi ripeto che sono allenato per questo, quindi avanti.
Il tempo passa, dopo otto ore il ritmo che ho impostato resiste anche se ogni tanto devo camminare per tenermi le energie per il finale.
Sono un po’ in ritardo rispetto alle mie previsioni comunque vicino all’ultimo CP e il buio mi costringe ad accendere la luce frontale per vedere le bandierine, saltarne una o sbagliare strada adesso sarebbe un vero problema, si alza anche il vento che con forti raffiche frontali mi raffredda velocemente, quando smette invece la mia temperatura resta buona. Aspetto per vedere se indossare la giacca antivento, sto salendo e posso regolare la temperatura aumentando lo sforzo.

È difficile vedere il percorso, non tutte le bandierine sono al loro posto, alcune sono a terra, altre dislocate in luoghi impensati, non stiamo mica facendo orienteering mi dico, ma non ho alternative e non posso inoltrare reclami ora, solo stare attento a tutto, bandierine, sassi lungo il percorso, temperatura, acqua, alimentazione, stanchezza, guardando solo attraverso il mio cono di luce.
Dopo il tramonto mozzafiato il paesaggio è svanito e sono avvolto dal buio assoluto, la luna è solo al 1° quarto e non capisco cosa c’è intorno a me.

Fa freddo adesso ma penso di resistere, mancano 10 km e in un paio d’ore, spero di arrivare, perderei tempo per vestirmi.

In tutta la tappa mi supera un solo concorrente.

L’ultimo tratto è tutto dentro ad un canyon è sarà infinitamente lungo da percorrere, sono sceso per una parete di roccia tipo scalatore, per due volte raggiungo un inglese e faremo il tratto finale insieme.

A poche centinaia di metri dall’arrivo alzando lo sguardo farò l’ennesima distorsione alla caviglia e lui mi offrirà le sue racchette per continuare, lo ringrazio ma il mio spirito è di arrivare con le mie forze, taglieremo il traguardo insieme mano nella mano. Sono le 21.21.

Entro in tenda e penso solo a scaldarmi, non ho fame e neanche sete, buon segno, impiegherò qualche ora nel mio dormiveglia a ritrovare forze e un po’ di lucidità, alle 3.30 mangio e alle 6.30 mi sveglio, mi siedo intorno al fuoco con altri amici, faccio colazione e ci raccontiamo l’avventura di ieri. L’atmosfera ora è magnifica, sto benissimo, non ho avuto nessuna crisi e le forze stanno fluendo rapidamente.

Una bella cosa è stata la visita delle figlie di Marc, un esempio che porterò a casa anche per i miei figli.

Paesaggio Paesaggio

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